Le statistiche sullo stato di salute dei torinesi mostrano che chi abita nei quartieri più agiati abbia meno malattie e speranza di vita più alta rispetto a chi risiede in periferia. quelli più poveri. Grazie ad una maggiore istruzione, reddito più alto, ambiente, e maggior sicurezza, c’è uno scarto di oltre 10 anni tra la collinare Cavoretto-Borgo Po (dove si vive 88,3 anni) e la decentrata Regio Parco-Barca (77,6 anni). Da questa constatazione è nata l’idea di un nuovo approccio per curare le malattie croniche con la geografia urbana. Incrociando i dati statistici e demografici della popolazione con lo stato di salute dei cittadini si potranno sviluppare soluzioni specifiche per ogni quartiere, specie i più difficili. Atc (che gestisce le case popolari), farmacisti, medici di base e attivisti di varie associazioni, vigileranno e riferiranno sulle caratteristiche della popolazione e dei servizi offerti. E’ paradossale, ma le campagne di prevenzione e di sensibilizzazione accentuano le diseguaglianze, perché chiedono alle persone uno sforzo individuale per mangiare meglio e per cambiare le proprie abitudini, che viene recepito meglio dai ceti più istruiti e abbienti. Si vuole invece cercare di intercettare nei quartieri più difficili i malati e, curandoli in modo adeguato, evitare i ricoveri al pronto soccorso, cosa che ridurrebbe la mortalità e i costi. I dati Istat confermano queste diseguaglianze, e mostrano come, nel contesto italiano, la fotografia sullo stato di salute dei torinesi non è molto diversa da quella di altre grandi città.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)