Per decenni ottenere l'assegnazione di una casa popolare è stato considerato un servizio pubblico concesso "per sempre", un vantaggio da tramandare come una eredità a figli e nipoti, piuttosto che un aiuto temporaneo per chi non ha le condizioni di reddito per poter affittare da solo una casa così che non appena queste condizioni cambiano la casa possa passare a chi ha ancora più bisogno. Per modificare questo stato di cose l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato una riforma che abbassa i limiti di reddito per chi deve uscire dalle case popolari da 34.000 a 24.000 euro ISEE annui e ha introdotto massimali, prima inesistenti, all’arricchimento e alla crescita del patrimonio mobiliare (che al massimo potrà essere pari a 49.000 euro). Il bassissimo tasso di rotazione degli alloggi (intorno all’1% annuo) e un tasso di permanenza media molto lungo hanno prodotto una situazione di immobilismo per cui i nuclei all’interno degli alloggi popolari sono mediamente più anziani e numericamente più ristretti rispetto alle famiglie in graduatoria (circa 35.000) in attesa di un alloggio libero. Al fine di evitare una transizione traumatica, al momento della prima applicazione delle nuove misure, i Comuni potranno optare per soluzioni più morbide riferite a categorie di persone molto anziane, o di disabili gravi per cui l’uscita dalla casa comporterebbe disagi non sostenibili.
(Fonte: tratto dall'articolo)