Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Istituto Galiziano di Statistica, (risalenti al luglio del 2019), ad Orense, piccolo comune della Galizia, nel nord della Spagna, vivono 230 persone che hanno 100 o più anni, come a dire 75 centenari ogni 100.000 abitanti. Dati che vanno aggiornati alla fine dello scorso anno, quando si è raggiunta la cifra record di 78, superando così il tasso della prefettura di Okinawa, considerata fino a quel momento il modello mondiale di longevità, con 76 abitanti su 100.000.
Per non parlare del fatto che, in alcune zone più interne della Provincia, si raggiunge l’incredibile cifra di 252 centenari ogni 100.000 abitanti, ovvero tre volte in più che ad Okinawa e addirittura 7 in più rispetto al resto della Spagna.
Tutto ciò fa di Orense un laboratorio demografico di prim’ordine, soprattutto per l’aspetto che maggiormente lo caratterizza: ciò che fa di Orense un “unicum” non è la quantità, bensì la qualità degli anni di vita dei suoi abitanti più anziani. Un fenomeno che ha un nome scientifico: ‘compressione della morbilità’, ovvero la tendenza a vivere “vecchiaie di successo” senza gravi malattie disabilitanti, ritardando la perdita di autonomia fino ad un’età estremamente avanzata.
Ma qual è il segreto? I geni? Una buona alimentazione? Uno stile di vita tradizionale? “Un poco di tutto questo”, afferma Miguel Ángel Vásquez, medico geriatra e presidente della Società Galiziana di Gerontologia e Geriatria. “In realtà”, prosegue, “La longevità deriva da un cocktail di fattori. Però una delle caratteristiche di questa regione rurale della Spagna, è l’assenza di stress dovuta all’istituto del 'microfondo', in base al quale solo il primogenito eredita la terra e gli altri figli devono emigrare e trovare fortuna altrove. Chi rimane, per vivere, deve lavorare i campi e curare il bestiame, e in una società tradizionalmente maschilista come quella spagnola, i compiti più gravosi sono sempre spettati alla donna, dal momento che l’uomo, terminato il lavoro nei campi, si ritrova al bar con gli amici. E infatti, le donne vivono almeno 4 anni in più degli uomini.”
Anche la mancanza di inquinamento e il gran numero di ore di luce solare fanno la loro parte, così come l’abitudine delle persone a condurre un’esistenza solitaria ma nello stesso tempo solidale. La comunità, infatti, intesa come l’insieme costituito dalla famiglia e dai vicini, è un’ancora di appoggio ed arriva anche laddove non arrivano i servizi sociali.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)