Secondo il Bes dell’Istat del 2020 (Analisi sui dati di benessere equo e sostenibile) nell’ultimo periodo è avanzata la presenza delle donne nei luoghi decisionali ed è cresciuto il loro peso nelle professioni scientifico-tecnologiche. Ma non migliora la partecipazione lavorativa generale, che anzi diminuisce tra 2019 e 2020. L’asimmetria del lavoro familiare, misurata con la percentuale del carico di lavoro familiare svolto dalle donne tra i 25 e i 44 anni sul totale del tempo di lavoro familiare nelle coppie in cui entrambi sono occupati, è secondo il Bes dell’Istat marcata a sfavore delle donne. Gli aiuti esterni risultano in continua diminuzione, in quanto da almeno 20 anni a questa parte si va consumando l’indebolimento delle reti di aiuto informale.
La rete di parentela è sempre più “stretta e lunga”, diminuiscono le famiglie aiutate (dal 23% al 17%), aumentano gli aiuti economici (48% di anziani ai giovani e 47% dei giovani agli anziani) ma calano gli aiuti diretti. In media, le donne nell’Ue vivono sei anni in più degli uomini (84 anni contro 78 anni). Ma il 33% delle donne, contro il 28% degli uomini, non si considerano in buona salute. Il numero di anni di vita in buona salute è aumentato negli ultimi tempi per gli uomini in 19 Stati europei e per le donne in 15 Stati. I maggiori guadagni sono stati realizzati da Cipro (+5,4 per le donne e + 4,4 per gli uomini) e dall’Italia (+ 4,5 per le donne e + 5 per gli uomini).
Per quanto riguarda l’Italia, se in termini di speranza di vita il vantaggio delle donne è evidente, i dati mostrano che il divario nei tassi di mortalità tende da qualche tempo ad attenuarsi e che la situazione è migliorata negli ultimi anni più per gli uomini che per le donne. Con l’avvento della pandemia poi, per le donne la speranza di vita alla nascita scende infatti nel 2020 a 84,4 anni, un anno in meno rispetto all’anno precedente. Particolarmente sentito è il disagio delle donne sole anziane, peraltro in deciso aumento vista la maggiore speranza di vita. Un terzo delle famiglie italiane è costituito da persone sole e le donne sole con almeno 60 anni sono il triplo degli uomini.
Su questa realtà il contesto di vita incide da alcuni decenni in maniera problematica, in quanto assistiamo ad un indebolimento crescente dei fattori spontanei di protezione sociale dell’individuo, a cominciare dalle reti familiari e di vicinato e dalle associazioni a partecipazione diretta. Il che va configurando una nuova povertà immateriale, spesso invisibile e nascosta, e che non dipende dalle condizioni economiche, ma da quelle esistenziali: una società impaurita e dalle “pile scariche” (secondo una definizione coniata dal Censis negli anni ‘90), famiglie e individui dalla identità fragile, e più recentemente una diffusa incertezza rispetto al futuro, che determina uno “stato di ansia perenne” che tocca un po’ tutti, ma in particolare le donne sovraesposte rispetto ai carichi lavorativi e familiari, e le donne sole.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)