Pietro Giuliani, Presidente e fondatore del Gruppo Azimut, la più grande società indipendente del risparmio gestito in Italia interviene sul tema dell’eredità dal punto di vista degli italiani, influenzato anzitutto da un avisione culturale, che mette la famiglia e la proprietà al centro di ogni scelta, ma al quale non sono peraltro estranee le pretese del Fisco.Pur riconoscendo che in Italia si potrebbe parlare in questo senso di un vero e proprio paradiso fiscale. Infatti, afferma che il 4% che viene chiesto agli eredi diretti è poca cosa. Si consuma di fatto alla fine della vita una specie di contrappasso: tante tasse durante la vita, pochissima pressione fiscale nel momento della transizione. A vantaggio degli eredi, che finiscono per godere del patrimonio accumulato dalla generazione precedente».
Il punto è che, però, parlando di passaggio generazionale a livello di impresa, in realtà si nota una crescente inadeguatezza delle giovani generazioni a subentrare in azienda. Per contro si riscontra l'aumento di persone che pur in età avanzata non lasciano lo scettro alla famiglia. Alla domanda su quale percentuale di imprese italiane possono contare su una nuova generazione pronta ad assumere la responsabilità della conduzione aziendale, Giuliani parla di circa 5-10% . Le cause sono diverse: l'attaccamento all'impresa e la passione non si ereditano. L'imprenditore che continua a reggere le sorti dell'impresa non è un avido e diffidente. E' quasi sempre una persona che non ha visto eredi adeguati a dare seguito all'attività, ben sapendo che l'impresa coincide con un duro lavoro. E allora la sola scelta al fallimento è vendere.
Del resto la vendita dell'azienda consente di trasformare il patrimonio in un bene più facilmente trasferibile agli eredi: la liquidità da gestire, anche a costo di depauperare il patrimonio nazionale delle imprese. Conseguenza, peraltro, di una carenza di strutture finanziarie che possano garantire un passaggio di proprietà più agevole tra italiani. E per una carenza stessa di una classe imprenditoriale. Ma il passaggio generazionale riguarda anche il trasferimento di immobili o di una attività commerciale o di ristorazione. O si tratta di immobili di facile vendita o di buona rendita, oppure ancora una volta la liquidazione del bene prima del passaggio generazionale può essere la scelta prioritaria.
Molto spesso, ricorda Giuliani, si ereditano immobili onerosi da gestire e poco adatti a produrre redditività. In questo caso il conferimento a un fondo immobiliare, può essere la via maestra. La vendita è il ripiego, come nel caso dell'azienda. Per sopperire a queste problematiche, l'Esperto suggerisce due estremi entro i quali muoversi. Il primo è il modello molto anglosassone del trust. Vuol dire spossessarsi del patrimonio, per conferirlo a un trustee di cui occorre fidarsi, che subentra nella titolarità del bene, o dei beni, con la finalità di assicurare una rendita. L'altro si affida all'industria del risparmio gestito. Si tratta di organizzare un portafoglio diversificato, che possa produrre un rendimento in linea con le esigenze del proprietario dei beni.
Tra questi due estremi si colloca la fiduciaria statica, una società di capitali, alla quale conferire beni di ogni tipo (immobili, liquidità, quote societarie), impegnando i soci a un patto sottoscritto in cui si danno istruzioni irrevocabili per la gestione, e si individuano vincoli al rendimento. Tra i soci ci devono essere sia il proprietario iniziale, sia gli eredi. E' una soluzione molto elastica, che non genera costi eccessivi di gestione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)