Nel nostro tempo il mito dell’eterna giovinezza, o di un “invecchiamento di successo”, è al centro dell’interesse di molti, intimoriti dal passare del tempo, incerti su un futuro soggettivamente non chiaro, spesso dipendenti da informazioni precarie o errate. Molti soffrono per questa condizione, soprattutto nelle età di passaggio, intorno ai 65 anni, quando si va in pensione, si assiste alla leggera decadenza di alcuni coetanei, si iniziano a sentire alcuni segni somatici, anche se sfumati. È il momento nel quale prendere decisioni rilevanti rispetto al proprio stile di vita; in particolare si deve capire che non è mai troppo tardi per attivare le “gambe e la testa”, il modo più efficace, meno costoso e più normale per vivere in salute i molti anni che il sessantacinquenne si trova ancora davanti (largamente più di venti!). Quindi il modello di comportamento non deve essere quello degli ottantenni, perché dominati da un atteggiamento rinunciatario (“ormai non posso fare più nulla per mantenermi in forma”); ciascuno deve invece costruire per se stesso uno stile personalissimo, caratterizzato dal coraggio e dalla voglia di sperimentare cose nuove, con curiosità. Così davvero si potrà vivere un invecchiamento“normale”, non appiattito sulle perdite o sulla triste considerazione di una fine che si avvicina.
(Fonte: tratto dall'articolo)