Secondo uno studio clinico recente condotto dal neurologo dell’Irccs-Fatebenefratelli di Genzano (Roma) Massimo Marianetti, e dal biochimico dell’Università di Firenze Gianfranco Liguri, presentato al XXVesimo congresso mondiale di neurologia, gli estratti di lieviti e di olivo sarebbero in grado di contrastare l’Alzheimer. I ricercatori hanno somministrato ogni giorno, per un anno, a 20 pazienti con i primi sintomi della malattia, 150 milligrammi di glutatione e 100 di di oleuropeina, modificati per essere altamente assimilabili. Il primo è un peptide antiossidante che si estrae anche dal lievito di birra, fondamentale per la regolazione del metabolismo, che diventa insufficiente in caso di malattie neurodegenerative.
La seconda è un polifenolo tipico dell’olivo che contrasta i radicali liberi e ha proprietà antidiabetiche e neuroprotettive. Il loro effetto sui malati è andato oltre le migliori aspettative: dopo 6 mesi di trattamento tutti i pazienti trattati hanno visto migliorare i risultati di tutti i test, persino quelli sulla memoria. Anche se i danni sul cervello provocati dall’Alzheimer restano irreversibili, le due molecole sembrano bloccarne il progredire nelle fasi iniziali, facendo anche recuperare parte delle capacità perdute. In pratica l’oleuropeina converte la proteina beta-amiloide dalla sua forma cristallina, dannosa per i neuroni, in una amorfa, meno dannosa. Il glutatione, riducendo lo stress ossidativo indotto dalla beta-amiliode, evita che i neuroni si “suicidino”. Non è ancora nota la durata del trattamento protettivo.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)