L’identikit degli elettori non votanti emerge dall’analisi dei dati demografici e socio-economici correlati all’astensionismo nell’inchiesta Edjnet la fotografia dei Comuni italiani dove il 60% degli aventi diritto non si è recato alle urne negli ultimi due grandi appuntamenti elettorali (europee 2019 e politiche 2022) mette in luce dove è più facile che il fenomeno metta radici.
L’analisi delle statistiche sui territori italiani con la più bassa partecipazione elettorale è stata possibile grazie al lavoro di raccolta svolto dal Sole 24 Ore nell’ambito dell’inchiesta «The non-voter time bomb» condotta dal digital magazine Divergente in collaborazione con lo European Data Journalism Network.
Scende l’incidenza di laureati (fino a sotto il 30%, contro la media del 36%) e raddoppia l’analfabetismo (da 0,6 a 1,2 per cento). Contrariamente a quanto accade negli altri Stati europei, in Italia i territori con l’affluenza più bassa sono quelli con meno occupati nel settore industriale (22,5% contro il 31% della media nazionale); il terziario risulta in linea con i dati nazionali; più marcata, invece, l’incidenza del settore primario (16% contro il 9,3%).
Infine i Comuni con meno elettori votanti hanno in media un indice di vecchiaia più elevato rispetto alla media nazionale: oltre 240 residenti over 65 ogni 100 in età pediatrica (tra 0 e 14 anni), rispetto a 209 ogni 100. Ed un rapporto di sostanziale parità tra cittadini in età non attiva e quelli in età attiva (indice di dipendenza strutturale), mentre a livello nazionale questo rapporto si ferma a 44 ogni 100.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)