In Olanda, dove l’eutanasia è permessa dal 2002, la magistratura indaga per la prima volta su medici coinvolti in cinque casi di «morte assistita», di cui i due più delicati riguardano due donne in stadio avanzato di demenza. Una aveva detto ai sui familiari che intendeva magiare con loro il giorno in cui il medico, come indicato dalla signora nel testamento biologico un anno prima, le ha dato un sedativo e successivamente i barbiturici. La donna non era più in grado di parlare di fine vita e il competente «comitato regionale per l’eutanasia», ha deciso che fosse giunto il momento. La dottoressa ha ubbidito ad una richiesta fatta dalla donna un anno prima (mentre la malattia non era avanzata), ma non ha tenuto conto delle indicazioni della malata che si è ribellata. Il problema è di questi due “io” persi nel tempo, spiega Johan Legemaate, professore di etica della medicina all’Università di Amsterdam: «Dobbiamo ascoltare il vecchio io del testamento, oppure quello nuovo di chi non è più se stesso?». Assieme al Belgio, l’Olanda è l’unico Paese al mondo che prevede l’eutanasia per chi soffre di malattie del cervello. I malati di demenza in stadio avanzato possono usufruire della «morte assistita» nel caso in cui il paziente ha specificato il modo in cui vuole essere ucciso e se il medico ritiene che il malato «soffra in maniera insopportabile senza prospettive di miglioramento». Nell’ultimo anno sono stati 6.500 che hanno scelto l’eutanasia, e tra questi 166 erano malati di demenza, nella maggior parte nella fase iniziale di malattia, e quindi consapevoli della situazione.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)