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Carrino Antonella

Eutanasia. Indirizzi legislativi, dinamiche quantitative e profilo etico

05-03-2020

Eutanasia. Indirizzi legislativi, dinamiche quantitative e profilo etico

La provincia canadese della Columbia Britannica ha revocato il finanziamento ad un hospice convenzionato che fornisce cure palliative in base al suo rifiuto di praticare l’eutanasia. Il 25 febbraio scorso il ministro della Salute Adrian Dix ha annunciato che, dal 2021, il governo non erogherà più 1,5 milioni di dollari alla Delta Hospice Society. Ciò provocherà la chiusura di una struttura ad essa collegata: l’Irene Thomas Hospice. La provincia della Columbia britannica ha previsto l’obbligo di garantire l’iniezione letale per tutte quelle strutture finanziate per oltre il 50% dal servizio sanitario nazionale. 

La responsabile dell’Hospice ha protestato evidenziando che “Per il governo è più facile ed economico erogare l’eutanasia che fornire ai pazienti le cure palliative. In pratica, stanno dicendo che nessun hospice ha diritto di esistere nella Columbia Britannica fino a quando non fornirà l’eutanasia”.

La questione ha avuto sviluppi anche in Europa  con una sentenza del 26 febbraio scorso della Corte costituzionale tedesca (https://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2020/bvg20-012.html).  

Il principio affermato nella pronuncia è che, appartiene ai diritti fondamentali della persona la decisione, in piena autonomia e senza limitazione alcuna, sulla propria vita . Il diritto di suicidarsi, pertanto, non può essere circoscritto al diritto di rifiutare trattamenti di sostegno vitale  né  all’esistenza di specifiche condizioni  di salute del soggetto richiedente ( ad esempio patologie serie o incurabili). Da ciò discende che non si possono criminalizzare ( in base all’art.217 del Codice Penale tedesco) le condotte seguite da società Svizzere e tedesche di aiuto al suicidio ( sono queste ultime che hanno sollevato la questione di costituzionalità).

 In Belgio la “buona morte” è stata approvata nel 2002 . Gli ultimi dati della  Commissione Federale per il controllo e la valutazione dell’eutanasia evidenziano che, fra il 2018  e il 2019, i casi hanno avuto un incremento del 12,5%  ( da 2357 a 2655). Studi pubblicati sul Lancet e British Medical Journal ci dicono che, in realtà, le eutanasie effettivamente somministrate sono almeno il doppio. Fin qui il dato quantitativo, ma  l’analisi dei motivi che hanno spinto queste persone a chiedere di morire sono più importanti e dovrebbero quantomeno  essere approfondite sotto  il profilo etico.

Negli ultimi tempi sono aumentate le richieste da parte di malati non terminali che sono  il 17, 3 % (448 persone su 2.655) sul totale; soggetti con pluripatologie, per cui il fine vita non era atteso a settimane e neppure a mesi. Un altro 62,5% delle richieste di eutanasia è venuto da malati oncologici. E le altre? Il rapporto registra un dato inquietante: lo scorso anno hanno ricevuto l’eutanasia 50 persone che soffrivano di disturbi mentali e comportamentali (malattie psichiatriche come il disturbo della personalità o invalidanti sul piano cognitivo come l’Alzehimer). 

Sempre i dati ufficiali della Commissione belga (https://www.ieb-eib.org/fr/actualite/fin-de-vie/euthanasie-et-suicide-assiste/breaking-news-12-5-de-personnes-euthanasiees-en-belgique-en-2019-1754.html?backto=bulletin) ci dicono inoltre che , in media, gli over 70 rappresentano il 67,8 % dei pazienti eutanasizzati, e che sono in costante aumento il numero di eutanasie eseguite nelle case di cura: è qui che sono avvenuti il 15,9 % dei decessi (43,8 per cento in casa, 38,2 per cento in ospedale). 

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa05-03-2020
Fonte da stampare
Volume
Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Dati statistici Etica Europa Eutanasia Fine vita