L'uso di farmaci esistenti per curare malattie diverse da quelle per le quali sono stati creati sta diventando una pratica sempre più frequente in medicina, man mano che si scoprono correlazioni tra disturbi che un tempo si pensava non avessero nulla in comune. E' da qualche anno per esempio che si è osservato un legame tra ciò che succede nel cervello durante un attacco di epilessia e il declino cognitivo che si manifesta nei pazienti con Alzheimer. Questi ultimi hanno un più alto rischio di epilessia e quasi la metà di loro potrebbe sperimentare attività epilettica subclinica, ovvero disturbi all'attività elettrica del cervello che, pur non dando luogo ad attacchi, possono essere rilevati da un elettroencefalogramma. Un team di medici e ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston ha testato il potenziale impatto sull'attività cerebrale dei pazienti con Alzheimer lieve di un farmaco anti-epilessia. I loro risultati sono importanti perché nel campo della ricerca sull'Alzheimer prima ancora di una cura si spera di trovare un modo per rallentarne la progressione.
(Fonte: tratto dall'articolo)