Anche se i risultati sono stati ottenuti nel topo, un gruppo di ricercatori israeliani del Weizmann Institute of Science ha scoperto che l’anticorpo diretto contro la proteina PD-1, utilizzato correntemente nella lotta ai tumori solidi, è in grado di agire positivamente negli animali colpiti da Alzheimer. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Nature Medicine. Per gli scienziati il principale responsabile della patologia sarebbe una forma alterata della proteina beta amiloide. Questa, proprio perché aberrante, si accumulerebbe nel cervello sotto forma di placche causando la morte dei neuroni. Contrastarne l’accumulo potrebbe essere la strategia vincente. Secondo gli scienziati israeliani un modo del tutto inaspettato per ottenere questo risultato sarebbe quello di agire a livello del sistema immunitario. Per arrivare a questo risultato gli autori dello studio hanno somministrato ad un gruppo di topi che esprimevano elevati livelli di proteina beta amiloide nel cervello un farmaco oggi in commercio nel trattamento di alcuni tumori come il melanoma.
Dalle analisi è emerso che nei topi trattati l’accumulo di proteina tossica è risultato ridotto del 50%. Non solo, secondo i primi test riguardanti la memoria, negli animali che avevano ricevuto il farmaco le performance erano migliori rispetto a quella dei non trattati con l’anticorpo. Risultati importanti, seppur preliminari, che suggeriscono agli scienziati di tutto il mondo una nuova visione sul meccanismo con cui l’Alzheimer può essere contrastato. I risultati indicano che anche il sistema immunitario gioca un ruolo importante nella malattia.
(Fonte: tratto dall'articolo)