Che cosa porta un figlio, un coniuge a “non sopportare” più il proprio genitore o coniuge non autosufficiente, tanto da arrivare ad aggredirlo verbalmente? E che cosa porta un anziano non autosufficiente ad avere atteggiamenti indisponenti e squalificanti nei confronti del familiare che lo assiste?
Con questa indagine si è voluto rilevare che cosa accade nelle relazioni di cura che coinvolgono un anziano non autosufficiente, per cercare di comprendere quali siano le dinamiche che sottostanno ai comportamenti maltrattanti sul piano psicologico. In particolare, si è potuto verificare quanto lo stress connesso al lavoro di cura – ma anche la forte dipendenza reciproca tra curato e curante – possano provocare difficoltà di comunicazione, sentimenti di incomprensione sino ad atteggiamenti inadeguati a livello relazionale, psicologico ed etico. Si tratta di un’indagine coraggiosa per la delicatezza e la scabrosità del tema. È sempre difficile, infatti, affrontare i sentimenti negativi intensi, soprattutto quando si presentano in contesti come quello della cura e della famiglia.
La ricerca, effettuata attraverso interviste a caregiver familiari di anziani lucidi sotto il profilo mentale e di anziani affetti da demenza, mostra il profondo travaglio degli intervistati, divisi tra il desiderio, sempre presente, di curare, amare ed essere amati, e lo stress che porta a reagire o l’esasperazione che non può essere trattenuta. Emerge inoltre, nelle parole dei caregiver di anziani lucidi, un vecchio che fatica ad accettare la vecchiaia, la disabilità, la dipendenza e come tale fatica possa essere riversata aggressivamente sul caregiver. La ricerca evidenzia anche come, alla consapevolezza delle difficoltà di relazione, si affianchi la capacità di vedere aspetti positivi del curare. (Fonte: www.francoangeli.it)