Ho due amici in casa di riposo che continuo a sentire. Li apprezzo perché quando lavoravano lo facevano senza adottare la morale “dell’affare”. Uno dei due aveva un negozio di elettrauto insieme al padre e se mi serviva una lampadina da 5 euro, ne pagavo 6 (uno per il lavoro) e avevo la ricevuta. Quando cerco questi due amici, posso chiamarli sul cellulare o sul fisso e li trovo subito. Stanno bene, formano gruppo con gli altri residenti. Non sono maltrattati e la garanzia sta nel fatto che sono contattabili. Leggevo ieri che un’inchiesta sulle case di riposo ha portato alla luce una montagna di reati e maltrattamenti, frodi sul cibo: se sottrai 40 centesimi di vitto a ciascun ospite in poco tempo fai i milioni. Negli ultimi due anni è stata sanzionata una casa ogni cinque giorni. Come può succedere? Perché gli ospiti sono isolati, non parlano con nessuno, per parlargli bisogna andare là, e i figli e i nipoti ci vanno quando possono. Ogni volta che leggo dei padroni di case di riposo come queste, penso alle iene che mangiano animali “vecchi”, caduti o feriti, che hanno trovato il loro pasto. Non dovrebbero trovarlo, non dovrebbe esistere un pasto a loro portata. Ma facciamo troppo poco perché non lo trovino.
(Sintesi redatta da: Linda Russo)