In Italia un anziano su cinque convive con una o più malattie croniche ed è, inoltre, carente di alcuni nutrienti poco assunti con la dieta, che giocano invece un ruolo importante nel determinare il decorso di patologie come Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), insufficienza cardiaca e malattie infiammatorie dell’intestino. La più diffusa carenza alimentare è quella di ferro (sideropenia) e può provocare anemia: interessa circa il 25% della popolazione mondiale e causa ogni anno la morte di oltre 800 mila persone. L’anemia da carenza di ferro viene indagata solo in un caso su tre, nonostante nel paziente cronico abbia risvolti negativi sulla prognosi. "Negli ultimi anni invece, spiega Francesco Perticone, presidente Società italiana di medicina interna (Simi), si sta osservando che la carenza di ferro nell’anziano rappresenta non solo un fattore predittivo delle malattie croniche, ma ne aggrava anche il decorso». Per questo motivo la Simi ha deciso di avviare uno studio multicentrico che interesserà oltre 2 mila pazienti cronici e quantificherà l’impatto della sideropenia in alcune delle più diffuse malattie croniche degenerative. Per “prevenire” questa forma di anemia è necessario assumere:
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Carni rosse magre, tacchino e pollo: sono una delle principali fonti di ferro;
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Una buona assimilazione di ferro è garantita anche dall’assunzione di cibi quali salmone, merluzzo e tonno;
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Per sfruttare al meglio la minore quantità di ferro presente in frutta, verdura e cereali, il consiglio è di assumere nello stesso pasto alimenti ricchi di vitamina C (come agrumi, pomodori, cavoli, broccoli, peperoni), vitamina A (tuorlo d’uovo, carota, zucca, fegato e olio di merluzzo) e cisteina (contenuta nella carne e nel pesce, così da consentire un assorbimento 2 o 3 volte maggiore del ferro non sempre presente nelle verdure);
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Evitare di assumere a distanza ravvicinata bevande come tè, caffè e cacao, perché riducono l’assimilazione del ferro;
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È infine consigliabile non associare nello stesso pasto alimenti ricchi di ferro con latte e derivati, perché ne riducono l’assorbimento.
(Fonte: tratto dall'articolo)