Sono stati presentati ieri i risultati del “Progetto Fai: la Fibrillazione Atriale in Italia”, finanziato dal Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute e promosso dal Dipartimento Neurofarba dell’Università degli Studi di Firenze. Il Progetto Fai ha permesso di stimare, per la prima volta nel nostro Paese, la frequenza della fibrillazione atriale in un campione rappresentativo della popolazione anziana. I risultati indicano una frequenza elevata di questa aritmia negli anziani in Italia,tuttavia in linea con le stime più recenti disponibili nei Paesi occidentali. I pazienti affetti da fibrillazione atriale sono attualmente più di 1.100.000. La prevalenza della fibrillazione atriale nei soggetti ultrasessantacinquenni è del 7,3% e risulta più alta nei maschi, con un tasso dell’8,6%, mentre nelle femmine la prevalenza è del 6,2%. I tassi standardizzati sulla popolazione italiana indicano una prevalenza totale della fibrillazione atriale dell’8,3%,con tassi del 9,1% nei maschi e del 7,3% delle femmine. Questo dato indica che un anziano su 12, in Italia, è affetto da fibrillazione atriale. La prevalenza della fibrillazione atriale è strettamente correlata all’età: i tassi vanno dal 3% nei soggetti nella fascia d’età 65-69 anni al 16,1% nei soggetti ultraottantacinquenni. In merito ai pazienti trattati per la patologia emerge un dato allarmante: circa un paziente su tre ( 30,7%) non viene ancora curato con farmaci anticoagulanti. Alcuni per motivazioni valide, ma molti per convinzioni ormai superate dalle linee guida più recenti.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)