Uno studio condotto dall’Università di Jyvaskyla, in Finlandia, ha analizzato il follow up di stili di vita in cui il lavoro ha prevalso sul sonno per un periodo prolungato (26 anni è il tempo di osservazione del campione), individuando una correlazione tra “eccesso” di lavoro e problematiche sanitarie in vecchiaia.
Lo studio ha riguardato esclusivamente uomini d’affari.
Parallelamente un’altra ricerca condotta sempre in Finlandia dal National Institute for Health and Welfare (THL), riporta che la “sopportazione” del lavoro notturno avrebbe una componente genetica. Una variante vicina al gene recettore della melatonina, infatti, potrebbe avere un ruolo determinante nella capacità di alcuni individui di adattarsi al lavoro notturno più (o meno) degli altri, diversificando in questo modo la risposta che l’organismo di ciascuno è in grado di dare a questo tipo di agente di stress.
La correlazione è ancora debole, ma potrebbe, in parte, spiegare perché individui diversi rispondono in maniera diversa allo stress derivante dai turni notturni e come alcuni turnisti possano essere esposti al rischio di affaticamento diurno e disturbi del sonno più di altri.
(Fonte: tratto dall'articolo)