Secondo Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, rispetto alla media dei Paesi europei (79,8 anni), l’Italia mantiene una buona posizione con 82,8 anni, ma è scivolata dal 4° posto che occupava nel 2019 (83,6 anni) al 6°. È difficile stabilire se questo calo sia dovuto al trascinamento della mortalità Covid in eccesso, visto che il dato preliminare Istat per il 2023 mostra un aumento a 83,1 anni, oppure se sia attribuibile ad altri fattori.
Preoccupano le differenze regionali che emergono dai dati Istat: nel 2022 a fronte di una media nazionale di 82,6 anni, l’aspettativa di vita alla nascita varia dagli 84,2 della Provincia autonoma di Trento, un dato superiore a quello del Giappone (84,1) primo tra i Paesi Ocse, fino agli 81 della Campania, con una differenza di ben 3,2 anni.
Ma il dato ancor più rilevante, che testimonia il peggioramento della qualità dei servizi sanitari regionali, è che in nessuna Regione del Mezzogiorno l’aspettativa di vita supera la media nazionale. Questo scenario ribalta i vantaggi acquisiti nei decenni scorsi da condizioni climatiche, alimentari, di qualità dell’aria e stili di vita migliori.
Da segnalare che in 12 Regioni l’aspettativa di vita alla nascita è più elevata nel capoluogo di provincia rispetto alla Regione (es. Roma, Milano, Bologna, Torino, Bari). Un dato che, seppur influenzato negativamente nelle grandi città da determinanti non sanitarie (es. inquinamento), potrebbe riflettere una maggiore facilità di accesso e qualità dei servizi sanitari.
Secondo Eurostat, l’Italia si colloca in 9° posizione per questo indicatore con una media di 10,1 anni, di un anno superiore alla media europea (9,1 anni). Tuttavia, guardando la parte mezza vuota del bicchiere, questo significa che una quota significativa di over 75, che nel 2022 in Italia erano 7,2 milioni, vive con una qualche forma di limitazione dovuta al proprio stato di salute.
Anche per questo indicatore, i dati ISTAT documentano in modo ancora più netto la frattura strutturale tra Nord e Sud. Solo le 8 Regioni del Mezzogiorno si collocano sotto la media nazionale e tra esse Basilicata (7,9 anni), Campania (7,5 anni) e Sicilia (7,4 anni) registrano valori simili a vari paesi dell’Est Europa. Al contrario, le Province autonome di Bolzano (12,4) e Trento (12,2) sono seconde solo alla Svezia (13,9) tra i paesi europei.
Dati che riflettono una carenza strutturale nell’offerta di servizi socio-sanitari, come l’assistenza domiciliare e le strutture residenziali e semiresidenziali, che vede le Regioni del Mezzogiorno molto indietro rispetto a quelle del Nord e, in misura minore, del Centro. Complessivamente i confronti internazionali mostrano ancora una buona posizione per l’Italia, sia per l’aspettativa di vita alla nascita (sebbene in calo rispetto al 2019), sia per l’aspettativa di vita in buona salute a 65 anni.
Tuttavia, il dato nazionale nasconde profonde differenze regionali: tutte le Regioni del Mezzogiorno si trovano al di sotto della media nazionale per entrambi gli indicatori. Dati che impongono una riflessione profonda sulla qualità dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria, nonché sulla necessità di promuovere politiche per l’invecchiamento attivo della popolazione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)