La fragilità cognitiva, da cui è affetto un numero sempre crescente di anziani, è un campanello di allarme per il possibile sviluppo di forme di demenza e di malattie neurodegenerative, per questo occorre intervenire tempestivamente. Ad oggi, tutti i trattamenti disponibili presentano problemi relativi al costo elevato e all’efficacia non sempre garantita.
Un team di ricercatori italiani, attraverso uno studio - pubblicato sulla rivista Mechanisms of Ageing and Development - ha osservato che l’uso dell’ossigeno-ozono apporta numerosi benefici a livello cognitivo per tutti quei pazienti che, per l’avanzare dell’età, sono colpiti da deterioramento delle capacità intellettive. Il progetto di ricerca in questione è coordinato dall'IRCCS Fatebenefratelli che collabora con l’Università di Bonn e con la Scuola Normale Superiore Pisa e che ha ricevuto il finanziamento dal Ministero della Salute.
Secondo Antonio Carlo Galoforo, uno degli autori dello studio e membro del direttivo SIOOT, si tratta di un’innovazione assoluta perché si tratta del primo studio finanziato e supportato dal Ministero della Salute per testare l’efficacia dell’ossigeno ozono terapia nella cura della fragilità cognitiva. Il Fatebenefratelli, istituto di fama internazionale nella ricerca sull’Alzheimer e sulle malattie neurodegenerative, si è rivelato il luogo ideale in cui condurre lo studio. Per la prima volta l’ossigeno-ozono è messo in relazione con il microbiota intestinale, che ha un rapporto diretto nel processo di degenerazione delle facoltà cognitive.
La strada da fare è ancora lunga, ma “gli ottimi risultati ottenuti da questo studio possono portare ad altre ricerche sul tema delle malattie neurodegenerative – conclude Galoforo –. Le potenzialità dell’ossigeno-ozono sono ampie ed è necessario avvalersene sia come terapia che come strumento di prevenzione per migliorare la qualità della vita dei pazienti”.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)