In Francia, più che in ogni altra parte del mondo, si sta preparando una “tempesta perfetta" sulla vicenda dei decessi per Coronavirus nel Paese e nelle case di riposo in particolare.
Il 10 maggio scorso è uscito su Le figarò un articolo in cui Didier Rebut, ordinario di diritto penale all’università Paris-Pantheon, definiva la pandemia il più grande romanzo criminale della Francia post-Covid; una sorta di Norimberga del Coronavirus.
Ci sono molti segnali che vanno in questa direzione. Il primo viene dal sito Plainte Covid 19 creato da un autore televisivo di origini ialiane, Bruno Gaccio.
Il sito di Gaccio, in una sola pagina dal titolo “Dépôt de plainte facilité”, mette a disposizione una serie di denunce precompilate in formato pdf da scaricare, firmare e spedire alla Procura della Repubblica. L’ obiettivo delle 200.000 denunce era stato quasi raggiunto (183.639) al 13 maggio scorso.
Poi ci sono organizzazioni sindacali (la Cgt, la Cgilfrancese, in testa), organizzazioni civiche, Onlus e perfino la Fenvac, la Fédération nationale desvictims d’attentats et accidents collectifs, un’organizzazione riconosciuta e finanziata dallo Stato che fa parte dell’European Network of Victims of Terrorism, che cercano di inserirsi come parti attive nella tutela degli interessi lesi nella vicenda dei decessi per Coronavirus.
Inoltre, una raffica di denunce si sta abbattendo contro ministri, grand commis, dirigenti pubblici, sindaci, amministratori locali .
La Courde justice de la République, grosso modo il nostro Tribunale dei ministri, si dovrà pronunciare entro poche settimane su ben 63 denunce: una trentina contro gli ultimi due ministri della Salute
, 12 contro il primo ministro Edouard Philippe e una quindicina contro la ministra della Giustizia Nicole Belloubet. Altre 10 denunce riguardano il ministro degli interni Christophe Castaner (il più duro nella repressionedelle trasgressioni al confinamento) e contro la ministra del lavoro, Muriel Pénicaud . Altre 30 denunce sono pendenti a carico di “particuliers”: amministratori pubblici, direttori di ospedali, responsabili di aziende sanitarie e farmaceutiche, grand commis come il direttore generale della Santé, Jérôme Salamon.
I reati denunciati sono molto gravi: si comincia con l’omicidio colposo, la “miseen danger de la vie d’autrui”, la mancata assistenza alle persone in pericolo e si finisce con “la negligenza a prendere le misure necessarie a contrastare l’epidemia”, che è la contestazione rivolta ai ministri.
La reazione dei politici francesi sta arrivando, un po’ come è avvenuto in Italia, e la scorsa settimana in Senato è stata modificata la Legge Fauchon emanata nel 2000, nata per mettere al sicuro sindaci e amministratori locali in caso di catastrofi o eventi imprevisti che colpiscono le comunità.
Eric Ciotti, senatore repubblicano di Nizza, l’ha definita una sorta di auto-amnistia perché, come si legge nel testo, prevede l’irresponsabilità penale anche in caso di “catastophe sanitarie” tenendo conto “des connaissances scientifiques au moment des faits”.
Si punta, infatti, a dimostrare che non c’è politico che possa sostenere di avere la minima conoscenza in materia di Covid-19. Anche in Francia, del resto, i politici si stanno circondando di esperti che però non saranno protetti dallo “scudo” della nuova legge Fauchon.