Secondo i dati diramanti dalla Coalizione FRAME Frattura da fragilità, il 34% delle donne italiane di età oltre i 50 anni corre il rischio di subire una frattura ossea da fragilità, mentre negli uomini scende al 16%. I dati dicono che in seguito alla prima frattura da fragilità il rischio di subire una successiva frattura, entro il primo anno, è cinque volte superiore; si stima, infine, che nel nostro Paese nei prossimi 10 anni l’incidenza di Fratture da Fragilità crescerà, in Italia, del +22,4% (nel 2030: 690.000 fratture).
Tutto questo mentre il 75% dei pazienti colpiti da questo tipo di fratture non riceve un trattamento farmacologico per l’osteoporosi e con costi sanitari a carico del SSN stimabili in 9,4 miliardi di euro (con un aumento stimato del +26,2% nei prossimi 10 anni).
Nel documento – che è il cuore della pubblicazione dell'Italian Health policiy brief-focus on: “Fratture da Fragilità Report dal Tavolo Nazionale della Coalizione FRAME”, edita da ALTIS (editore specializzato in progetti di politica sanitaria) – si avanzano tre proposte precise:
1. riconoscere le Fratture da Fragilità come priorità nell'agenda politica regionale, con codifica del paziente con fragilità ossea;
2. definire degli specifici PDTA (Percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali) regionali;
3. identificare i percorsi regionali per la realizzazione delle Unità di Frattura (FLS).
Queste proposte sono già, in queste settimane, al centro di un dialogo e confronto tra clinici, pazienti e rappresentanti dei sistemi sanitari in alcune regioni italiane (Toscana, Veneto, Lombardia, Sicilia, Puglia e Lazio). Importante la prevenzione primaria, cercando di limitare i fattori di rischio. Questo significa intervenire, innanzitutto, su quegli elementi modificabili per migliorare lo stile di vita: apporto calcio e vitamina D, attività fisica e prevenzione delle cadute. In quest'ultimo caso, può essere utile anche adattare la casa con accorgimenti ed ausili che la rendano il più possibile sicura e favoriscano la mobilità in sicurezza.
Naturalmente i precedenti consigli non devono prescindere da un consulto con il proprio medico che saprà valutare un eventuale percorso di prevenzione ed una terapia farmacologica, secondo le singole situazioni.
(Fonte: tratto dall'articolo)