Ossa come porcellana, così delicate da spezzarsi per un nonnulla. Le fratture da fragilità purtroppo non sono un’evenienza così rara, se si soffre di osteoporosi: quando le ossa perdono massa e diventano sempre più porose può bastare poco a romperle e purtroppo spesso il primo segnale di uno scheletro non più forte è proprio una frattura. Non solo di femore, le più temute visto che dopo un paziente su tre deve fare i conti con una disabilità grave e permanente, ma anche di vertebre, mani e polsi, braccia, caviglie: ogni anno in Italia si stimano oltre 500mila fratture da fragilità che poi provocano difficoltà nella vita quotidiana, perdita di autonomia, perfino un incremento della mortalità (soprattutto nel caso delle fratture di femore, in cui il tasso di letalità nell’anno successivo è del 15-25 per cento). Evitarle però è possibile attraverso un’adeguata prevenzione per tutta la vita, con le buone abitudini ma anche con strategie mirate alle popolazioni a rischio e, in chi ha già avuto una frattura da fragilità, con i farmaci anti-fratturativi.
Oggi ne abbiamo a disposizione tanti e con diversi meccanismi d’azione, ma l’obiettivo di fondo è incidere sul processo di rimodellamento osseo: da un lato infatti il tessuto osseo è continuamente riassorbito, dall’altro in parallelo viene ricostruito e ciò che conta è mantenere un bilancio che non porti a una perdita di massa e quindi a una fragilità eccessiva. «Innanzitutto abbiamo la vitamina D: non è da considerare un farmaci anti-fratturativo, ma va sempre assunta come supplemento con qualsiasi tipo di terapia perché è fondamentale per la mineralizzazione ossea», spiega Maria Luisa Brandi, presidente della Fondazione Firmo per le Malattie delle Ossa. «Poi si può scegliere fra i farmaci anti-riassorbitivi, che riducono il riassorbimento dell’osso, e gli anabolici, che ne promuovono la sintesi».
«Altrimenti esiste un anticorpo contro la sclerostina che riassume entrambe le caratteristiche e favorisce la produzione di osso impedendone il riassorbimento», aggiunge Brandi. «La sclerostina è infatti una proteina degli osteociti (le cellule profonde dell’osso che orchestrano l’attività delle cellule che distruggono e producono massa ossea, ndr) in grado di ridurre la formazione di osso e allo stesso tempo stimolarne il riassorbimento: bloccarla ha un effetto positivo netto sulla massa ossea».
(Fonte: tratto dall'articolo)