Secondo Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità la Telemedicina reale, efficace, sicura, non si può improvvisare.
Non basta mettere insieme qualche computer, dispositivi medici e software per fare un servizio. Non è detto che una app che funziona perfettamente sia anche efficace da un punto di vista medico o assistenziale. Tollerare la diffusione di servizi non conformi alle norme di tutela del trattamento dati conduce certamente a rischi di sicurezza che sono in grado di produrre danni alle persone.
“I medici, sia quelli di famiglia che gli specialisti, continuano a utilizzare – sottolinea il Direttore – strumenti inadeguati di comunicazione e di contatto con i pazienti. Insistono a scambiare dati sanitari personali attraverso le email, a dare prescrizioni usando chat line e a eseguire videochiamate con i loro pazienti utilizzando le più disparate piattaforme social online che sono impossibili da controllare in quanto a sicurezza del trattamento dati”.
"Il ricorso a prestazioni a distanza – aggiunge Gabbrielli – è pienamente giustificato.
Esse però vanno fornite prioritariamente attraverso le tecnologie digitali e di telecomunicazione computer assistite moderne, che offrono le migliori opportunità operative rispetto all’uso delle tecnologie precedenti. Il telefono è da considerare tecnologia arcaica, primitiva, e non appare coerente annoverarne l’uso quale attività in Telemedicina. Sarebbe come considerare un dirigibile equivalente ad un aviogetto per il fatto che entrambi sono in grado di trasportare uomini e oggetti spostandosi in cielo".
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)