Nel 2023 sono nati nel nostro Paese soltanto 379mila bambini. Non rappresentano neppure gli abitanti di un quadrante di Roma. Bisogna però allargare il punto di vista. Perché al netto di tutto ciò che manca, dal welfare ai nidi a un lavoro sicuro, tra le ragioni della crescita zero c’è un dato esistenziale che oggi anche i demografi iniziano a conteggiare.
È il movimento, non più carsico, chiamato childfree, enclave all’interno dei cinque milioni di coppie già senza figli in Italia, donne e ragazze, ma anche sempre più maschi che apertamente dichiarano: «Bambini no grazie, non vogliamo riprodurci, non vogliamo essere madri o padri, non fa parte del nostro progetto di vita». Età media dai trenta ai quarantacinque anni, ultime Millennials e prime Zoomers (Generazione Zeta), fino a ieri nascoste perché non è facile uscire allo scoperto e affermare, senza essere definite egoiste o nichiliste, che non è una questione di natura, cioè la sterilità ad esempio, o una questione economica, la mancanza di welfare e di sicurezza.
Non volere figli è qualcosa che viene dal profondo del cuore. Sono tante e tanti, sempre di più, come dimostra un'indagine dell’Istituto Toniolo su settemila donne tra i 18 e i 34 anni senza figli: il 21% dice chiaramente di non volerli, mentre il 29% afferma di essere «debolmente interessata» alla maternità. Dunque il 50% forse non sarà madre. Complice una rivoluzione antropologica e sociale che (per fortuna) ha “liberato” le donne dallo stigma per il quale non essere madre voleva dire essere imperfette, mancanti, persone a metà.
Una contraddizione nell’affanno occidentale contro le culle vuote, ma come spiega il demografo Alessandro Rosina, «avere figli è una scelta libera, non è cercando di convincere chi non li vuole che cambieranno le cose, ma sostenendo chi invece vuole diventare genitore». I giovani non sentono la procreazione come un imperativo biologico e sociale, vogliono pensare al proprio destino liberamente, se il progetto di un figlio si integra con le proprie scelte di vita, se non ostacola i progetti, allora scelgono la maternità e la paternità. Altrimenti no, senza rimpianti.
Nell’universo delle donne childless, ossia senza figli per le più diverse ragioni, il numero delle childfree ,cioè “libere” dai figli, è in netto aumento. Tra le donne nate alla fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, la quota che non ha figli è del 22%. Di questo 22%, circa il 12% è childfree. Donne che hanno liberamente scelto di non essere madri e oggi rivendicano il diritto, in una società che ancora le giudica perché non procreano, di dimostrare che l’identità femminile non è necessariamente coincidente con la maternità. Tra le nate negli anni Cinquanta il numero delle childless era soltanto dell’11%.
Dunque, mentre si urla alla catastrofe demografica è invece da questo dato di mutazione antropologica che si dovrebbe partire. Non saranno le ossessive campagne sulla natalità che faranno cambiare idea alle donne che non vogliono figli. La fatica poi delle famiglie, tra le difficoltà di conciliazione e precarietà, sta creando una narrazione negativa che spaventa ancora di più le coppie incerte e in particolare le donne.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)