Un gruppo di geni molto antichi è all’origine del deterioramento cellulare connesso allo sviluppo di malattie neuro degenerative tipiche dell’invecchiamento. E’ quanto emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications. Lo studio è stato condotto dal consorzio JenAge. Sono stati analizzati 500 campioni di tessuti di specie anche molto lontane individuando un gruppo comune di geni associato ai processi del normale deterioramento cellulare. Un aspetto sorprendente della ricerca riguarda il fatto che le linee evolutive dei campioni esaminati (come pesci e uomo), si sono separate fino a oltre 400 milioni di anni fa. L’altro aspetto che i ricercatori sottolineano è che, la proporzione significativa dei geni attivati durante l'invecchiamento, è "funzionante" anche nelle malattie degenerative associate allo stesso (cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative). Questo stesso nucleo di geni coincide parzialmente anche con i geni che, se attivati, proteggono dai tumori. Un'analisi complementare ha dimostrato che, a livello statistico, varianti geniche predisponenti a malattie neurodegenerative riducono il rischio di tumori e viceversa. La scoperta aiuta a capire come mai l'incidenza dei tumori aumenta con l'età, ma si riduce negli ultraottantenni e che "il prezzo che si paga per questo 'effetto protettivo' è un ulteriore aumento nell'incidenza delle malattie neurodegenerative dopo gli 80 anni".
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)