Diverse celebrità, come a breve Richard Gere, 68 anni, hanno appena avuto dei figli in tarda età. Un articolo di Nature del 2017 suggerisce che anche l’età dei padri possa influire sulla salute del nascituro, poichè ogni anno in più del padre comporterebbe un incremento di 1,51 nuove mutazioni genetiche nei figli, e un altro studio del 2012 ipotizzava un aumentato rischio di autismo e schizofrenia nei figli di padri anziani (anche se il pericolo non superava l’1%). Spiega Edgardo Somigliana, responsabile del Centro di procreazione medica assistita della Fondazione Ca’ Granda-Policlinico di Milano che è verosimile che l’età abbia una sua influenza sugli spermatozoi, ma con un incremento assoluto di rischio modesto, tale da non rappresentare una reale preoccupazione da un punto di vista clinico. Le malattie cromosomiche dipendono dall’anzianità della donna, perché un ovocita vecchio può non svolgere al meglio il suo lavoro. Infatti nei casi di donne incinte in età avanzata di solito si utilizzano ovociti propri congelati o quelli di donne giovani. Anche perché se l’utero «invecchia» molto meno e può essere aiutato da un buon trattamento ormonale, con gli ovociti non è possibile. Oltre al nascituro sono anche più alti i rischi per la partoriente, ad esempio il pericolo di morte, anche molto piccolo, a 50 anni diventa 100 volte maggiore.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)