Una telefonata allunga la vita, come recitava lo spot televisivo degli anni ’90.
Nei pazienti anziani ricoverati per Covid-19 che possono parlare con i propri cari grazie a un cellulare, meglio ancora se in videochiamata, la mortalità si riduce dal 40 al 20%, a parità di età e trattamento clinico. Lo dimostrano i dati di uno studio presentato in occasione del 65° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e condotto su tutti gli anziani ricoverati con Covid-19, dal 29 marzo al 29 aprile, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma, in un reparto a medio bassa-intensità e quindi fuori dalle terapie intensive e sub-intensive.
“Il rischio di mortalità degli anziani è influenzato dalla solitudine e dall’isolamento, associati a una riduzione della durata della vita simile a quella provocata dal fumare 15 sigarette al giorno e superiore a quella associata all’obesità. Questo rischio è ancora maggiore nei pazienti anziani con COVID-19 ricoverati, perché ai parenti è proibito andare a trovarli in ospedale – osserva Raffaele Antonelli Incalzi, presidente SIGG – . Vietare le visite ha frenato la diffusione dell’infezione da COVID-19 nei reparti ospedalieri, ma l’isolamento ha avuto effetti molto negativi sullo stato di salute fisico e mentale degli anziani. Oltre all’aumento dei tassi di depressione e alla riduzione della qualità di vita, si assiste anche a un incremento della produzione di molecole proinfiammatore e all’abbassamento delle difese immunitarie antivirali. Per questo nel reparto acuto durante la pandemia di COVID-19 dovrebbe essere data a tutti la possibilità di mantenere contatti con l’esterno. In reparto dovrebbe essere a disposizione un tablet e del personale specializzato per aiutare i più anziani a superare gli ostacoli tecnologici che possono derivare da deficit cognitivi, vista insufficiente e nessuna capacità fisica di base per utilizzare l’apparecchiatura da soli: dobbiamo prenderci cura della qualità della vita degli anziani in modo adeguato anche durante questa circostanza drammatica, perché dal benessere anche psichico dei pazienti passa anche la possibilità di un esito clinico migliore”.
Non tutti gli anziani sono in possesso degli strumenti necessari per poter mettersi in contatto con i famigliari, da una indagine interna alla struttura risulta: che gli uomini hanno più spesso un cellulare e lo usano più delle donne per le videochiamate: il divario di genere ammonta a circa il 10% e vale non solo per il possesso, ma anche per l’uso dello smartphone, più limitato al femminile. In generale tuttavia il 22% dei degenti che abbiamo analizzato non aveva un cellulare e anche chi ne possedeva uno in sei casi su dieci non aveva la possibilità di fare una videochiamata perché si trattava di un vecchio modello senza telecamera. Il 56% avrebbe potuto chiamare i parenti ma l’81% non è riuscito a fare una videochiamata: il 16% avrebbe avuto bisogno di aiuto per usare il telefono, il 10% non riusciva per la presenza di gravi patologie cognitive, il 6% non poteva sentire o parlare a causa del dispositivo per l’aiuto alla respirazione”.
(Fonte: tratto dall'articolo)