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Sforzini Valeria

Giacomelli, il fotografo che odiava il tempo

www.ilfoglio.it, 24-05-2020

In occasione del ventennale della sua  della sua morte, Senigallia ricorda il fotografo Giacomelli con una duplice mostra visitabile dal 27 maggio al 27 settembre. La prima parte dell'evento si intitola di “Sguardi di Novecento: Giacomelli e il suo tempo” (su ispirazione dell’esposizione avvenuta al Moma nel 1963 “The Photographer’s eyes") mentre, nella seconda parte, il protagonista  viene raccontato all’interno del gruppo Misa, di cui faceva parte, nato nel 1954 su impulso dell’artista e critico Giuseppe Cavalli, sotto la guida di Ferruccio Ferroni.  

Frequentava le case di riposo sin da piccolo accompagnando la madre all’ospizio, dove lavorava come lavandaia, un luogo che lo segnerà per tutta la vita. Nei primi anni ‘50, sarà proprio grazie a una delle signore incontrate nella casa di riposo che potrà permettersi di comprare la sua “Tipografia Marchigiana”, sotto ai portici Ercolani, a Senigallia. 

Agli ospizi ritornò da grande realizzando la serie di scatti dal titolo “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, ispirato ad una raccolta di poesie di Cesare Pavese, dove confluiranno scatti fatti dal 1954 al 1983.

Una serie che vista oggi, alla luce della tragedia che ha travolto le rsa italiane nel corso della pandemia da Covid-19, fa ancora più riflettere. Da adulto, Giacomelli, ricordava quel mondo, che sicuramente gli faceva un po’ paura, perché sapeva che ci sarebbe arrivato, alla fine. In un’ intervista raccolta nel libro “Entre Vues” spiegava all'amico Frank Horvat che la scelta di usare il flash, per le sue foto era intenzionale volendo sottolineare tutte le rughe, le pieghe del viso e  del corpo indifeso dei suoi soggetti e aggiungeva: “Non ho niente contro i vecchi o contro l’ospizio. Solo contro il tempo. Là dentro lo senti ancora di più, come un coltello puntato contro il tuo cuore, ogni cosa ti concerne e ti ferisce. A volte hai il coraggio di fotografare e a volte no”. Attraverso quegli scatti rivedeva se stesso, il suo futuro e tutto quello da cui voleva scappare. 

Giacomelli, nella mostra , non parla solo di sofferenza e paura, c’è anche una sorta di invito, di riflessione, di presa di coscienza del tempo che passa. Come nell’immagine di due anziani innamorati che si tengono per mano e si scambiano un bacio. “Nessun amore può avere più dolcezza che questo vecchio con questa vecchia. Io faccio queste immagini perché vorrei che gli altri, dal momento in cui le vedono, vivessero diversamente. Che la carezza che questi ancora cercano da vecchi, da giovani l’avessero saputa fare. Quanta gente vive e non sa carezzare? – commenta Giacomelli, parlando con Horvat – Quando io mostro questi vecchi, mostro me stesso, le cose che non ho capito, che avrei voluto fare in un’altra maniera, che vorrei ricominciare”.


 

(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)

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Autore (Cognome Nome)Sforzini Valeria
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2020-05-24
Numero
Fontewww.ilfoglio.it
Approfondimenti Onlinewww.ilfoglio.it/cultura/2020/05/24/gallery/giacomelli-il-fotografo-che-odiava-il-tempo-319458/
Subtitolo in stampawww.ilfoglio.it, 24-05-2020
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)
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Parole chiave: Arte, creatività Atteggiamento verso invecchiamento Cultura e informazione: servizi