Nella visione distopica del Giappone immaginata da nel 1991 da Katsuhiro Otomo nel suo manga RoujinZ, il Paese del Sol Levante è una società iperinvecchiata nella quale la robotica sotituisce la medicina e i giovani sono limitati al rango di paramedici. Un quadro forse non troppo lontano dalla realtà. Oggi infatti il Giappone è la Nazione in cui si vive più a lungo: 84 anni le donne, 77 gli uomini. Un quarto della popolazione ha più di 65 anni e i centenari sono 65.000 su 127 milioni di abitati. Un laboratorio anche per le società occidentali, perché la società, nonostante la forte solidarietà familiare, non è ingessata, ma plasmata da una demografia che la rende organizzata e pragmatica, duttile e in movimento.
Con una politica ambiziosa lo Stato vuole rivoluzionare i ruoli nelle famiglie e per farlo, autorizza i senior a rimanere il più a lungo possibile nel mondo del lavoro. Per la maggior parte dei giapponesi il lavoro è il pilastro della società, motivo per il quale il 29,3% dei cittadini over 65 è ancora attivo. Gli anziani svolgono lavori socialmente utili o si interessano a progetti intergenerazionali. Si può considerare che 9 milioni di senior sono attualmente impegnati in un’occupazione, ma se la demografia non si modificherà, gli abitanti nel 2065 passeranno dagli attuali 127 milioni a poco più di 88 milioni. Un pensiero che fa tremare la società e la politica.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)