La Giornata Mondiale Parkinson, voluta dall’European Parkinson's Disease Association (EPDA) si celebra come ogni anno il giorno 11 aprile, poiché ricorre la nascita di James Parkinson, il medico inglese che nel 1817 descrisse per la prima volta la “paralisi agitante”.
La Giornata mondiale Parkinson è da molti anni un momento di confronto tra esperti sulle tematiche riguardanti le nuove terapie per curare la patologia, ma purtroppo l’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus, ha fatto saltare gli appuntamenti tra studiosi. Gli stessi, comunque, si confronteranno a distanza sulle tematiche già stabilite, aggiungendo un confronto attinente alle interazioni tra Malattia di Parkinson (MP) e Coronavirus.
La dott.ssa Anna Zecchinelli, Direttore del Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO, spiega che i pazienti affetti da Parkinson – non sono a rischio maggiore di contrarre l’infezione da Coronavirus rispetto alla popolazione generale. Infatti, in decenni di osservazioni della malattia non è rilevabile una aumentata sensibilità a patologie simil-influenzali o polmoniti indotte da agenti virali.
Secondo recenti studi sembrerebbe che il Covid-19 sia meno grave nei pazienti parkinsoniani che assumono grandi quantità di dopamina, ossia dei farmaci che proteggerebbero i neuromediatori del sistema cardiocircolatorio e del respiro dall'attacco di virus.
Quello tuttavia che impatta sono le condizioni generali del soggetto, la sua età, la presenza di comorbilità specie a livello cardiologico, o il diabete, oltre al grado di disabilità e il declino cognitivo. In ogni caso, valgono per tutti le raccomandazioni di uscire il meno possibile, mantenere il distanziamento sociale e il rispetto delle misure igieniche.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)