La globalizzazione, evento epocale, non ha portato ad una maggiore solidarietà tra i popoli. La rivoluzione digitale ha cambiato il modo di comunicare, sostituendo alla parola lo scritto, visivo, che è inevitabilmente sintetico e apatico. Ascoltare, base per la comprensione degli altri, è considerato perdita di tempo. I due fenomeni della globalizzazione e della digitalizzazione hanno fatto emergere tra gli effetti collaterali, il paradosso della solitudine: negli anziani, rimasti indietro nella cultura digitale sia tecnicamente che nel nuovo linguaggio, e nei giovani, i ragazzi Neet (not in education, employment or training) come vengono definiti coloro che non studiano, non lavorano, non seguono corsi di formazione. In Italia superano i 2 milioni, e oltre loro i ragazzi Hikikomori (che vivono fisicamente appartati, autoisolati nella dimensione digitale). L’effetto di isolamento degli anziani era prevedibile e, cinicamente, si può dire che è un fenomeno economicamente e socialmente trascurabile, perchè scomparirà insieme alla generazione vivente 'adigitale'. Il problema degli Hikikomori invece non era prevedibile ed è da considerare come una malattia indotta da un cambiamento violento di paradigma culturale, secoli di tradizioni sconvolti dalla rivoluzione digitale. E infatti si è manifestato prima in Giappone dove le tradizioni sono forti e l’innovazione tecnologica particolarmente attiva. Il lockdown ha certamente aggravato il fenomeno e lo ha reso più evidente alle famiglie. Bisogna anche considerare che spesso per i ragazzi questa chiusura comporta anche l'inversione dei ritmi sonno-veglia e la fine della frequentazione scolastica e sociale. Infine il mondo virtuale finisce per sostituire del tutto quello reale. Il fenomeno in Italia è stato sottovalutato ed interessa adesso circa centomila ragazzi.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)