Marina Salvi nel suo breve romanzo La pelle del cuore narra la storia di una madre, di una zia, di una suocera alle prese coi ricordi e le passioni di una vita. Un “marasma senile” in cui il tempo passa velocissimo dove i tumulti interiori di Nina, Siria e Dalia (ma c’è anche Mita, la figlia di Nina) portano a riflettere su quanto i ricordi siano necessari per governare i conflitti nel presente e guardare con ragione a ciò che verrà. Ha ragione Marina Salvi quando scrive che «in genere i vecchi cercano una seconda giovinezza ma le vecchie no. Le vecchie cercano l’affermazione della luce sulle tenebre. Possiedono il richiamo del passato e il presagio del futuro». Perché mentre gli uomini non vogliono arrendersi agli anni che passano e cercano rifugio in qualcosa che non c’è più, le donne cominciano un viaggio diverso, che è la consapevolezza di essere «una stella, quella stella che lascia un buco nero» quando si esaurisce, una stella che continua a brillare fino all’ultimo istante perché ha una forte energia di rielaborazione e di reazione. La pelle del cuore è una lezione d’amore su una «traversata», la «traversata» di Nina, Siria e Dalia, che prima o poi ognuno di noi compirà.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)