Di questi tempi, si può dire che le stagioni della vita siano tre: quella giovanile che arriva fino ai sessant'anni; quella degli anziani che dai sessanta va per i cento e infine quella dei già noti centenari. Tutte si nutrono di esperienza, saggezza e sapienza, qualità che acquistano spessore con l'avanzare dell'età. Chi non è ancora arrivato alla seconda età non può conoscere la grande differenza di velocità tra un corpo che invecchia e si consuma e lo spirito resistente. Così, l'anziano è visto come qualcuno che non ha più nulla da dare, mentre è il solo depositario di una cultura non libresca e di grandi valori. L'anziano è risorsa di sapere e saggezza, ma anche consapevolezza di forze sfuggenti, di senso d'inutilità e nostalgia che fanno il respiro più lento. I giovani devono recuperare la capacità di dialogo diretto con l'anziano.
(Sintesi redatta da: Solinas Bachisio)