Per dare risposte ai 2,5 milioni di anziani italiani non autosufficienti, occorre che in Italia, con la popolazione più longeva d'Europa, si affronti il tema della cura passando dalla gestione dell’emergenza a progetti sostenibili di lungo periodo. Ribadendo quanto contenuto in un articolo pubblicato da "La Civiltà Cattolica", si sottolinea come la risposta ai problemi che la longevità porta con sé stia nelle reti sociali e relazionali. Anziani che vivono in famiglie coese e aperte soffrono meno la solitudine. Ma in un tempo in cui legami sociali e familiari si affievoliscono, la gestione della solitudine diventa una questione politica, vale a dire che dipende dal modo in cui una comunità sceglie di vivere le relazioni. Occorre prendere in carico non il "quanto" si vive ma il "come" vivere la longevità. Si tratta di accompagnare un processo di vita. Quali politiche sociali, sanitarie, assistenziali, ovvero: quale welfare è necessario ripensare tenendo conto dei trend di invecchiamento della popolazione italiana? E in questa ridefinizione, va individuato in che modo proteggere gli anziani non autosufficienti. Alcuni Paesi europei hanno già indirizzato le loro scelte verso le Long Term Care. La Germania nel 1995 ha istituito l’assicurazione obbligatoria sulla non autosufficienza, mentre in Finlandia è previsto un assegno che garantisce pieni diritti sociali al prestatore di cura. In ogni caso la via da percorrere è quella di creare una rete sul territorio tra pubblico, privato sociale, privato convenzionato, imprese sociali del terzo settore, volontariato competente. Non più "case di riposo", ma luoghi e "spazi relazionali". Argomenti che corroborano l'iniziativa di costituzione degli Stati generali dell’invecchiamento.
(Fonte: tratto dall'articolo)