L’Italia ha un patrimonio immobiliare vecchio che è in larga parte di proprietà di vecchi. I quali, molto spesso, non hanno i soldi per procedere a ristrutturazioni e ad adeguamenti. Così a volte vivono “prigionieri” nelle loro case. Appartamenti spaziosi, ma spesso privi di ascensore. Un circolo vizioso destinato ad aggravarsi con l’aumento della durata della vita. E’ quanto emerge dal secondo “Rapporto sulla condizione abitativa degli anziani che vivono in case di proprietà” promosso da Abitare e Anziani, Auser Nazionale e Spi Cgil sui dati Istat del censimento 2011. Secondo questi dati, gli anziani che vivono in case di proprietà sono quasi dieci milioni e rappresentano l’80,3 per cento della popolazione anziana italiana. E’ la società nel suo complesso a dover elaborare una diversa idea di vecchiaia e mettere in atto politiche di “invecchiamento attivo”. In concreto promotori della ricerca sottolineano l’urgenza di promuovere “politiche abitative di lungo respiro. Ci sono alcune soluzioni relativamente nuove, come il cohousing, cioè le coabitazioni. Un sistema che può contemporaneamente dare una risposta alla domanda abitativa e migliorare le condizioni di vita degli anziani. C’è poi il “prestito vitalizio ipotecario” che consente all’anziano di convertire parte del valore del suo immobile in liquidità. Ma la soluzione più innovativa, e per certi aspetti rivoluzionaria, è il “condominio solidale”.
(Fonte: tratto dall'articolo)