L’invecchiamento della popolazione porta ad un aumento dei bisogni legati alla non autosufficienza. Nel testo vengono analizzati i casi di tre territori lombardi (crema, Merate e Garbagnate), del comune di Parma e del Consorzio socio-assistenziale del Cuneese. In tutti i casi cresce l’utenza anziana con maggiori problemi (soprattutto con patologie di tipo cognitivo), spesso risolti dalla famiglia con una badante. La ricaduta sulle famiglie è comunque, sia in caso di ricovero che con l’assistente a domicilio, molto pesante, colpendo tutta la struttura familiare. Uno dei punti di criticità ovunque riscontrato è la regolamentazione dell’accesso ai servizi e alla compartecipazione dei corsi, dovuta a due variabili;scale diverse (Bina, Svama, Barthel) per valutare l’autosufficienza dell’anziano e le sue condizioni economiche, reddituali e patrimoniali. Forte disomogeneità anche nella spesa procapite sugli utenti e nella compartecipazione dei costi. Il sistema di offerta sulle aree esaminate eroga sia servizi che sostegni economici che, per rendere efficace la “dote di cura” debbono integrarsi tra loro. Ogni regione ha il suo modello: In Emilia Romagna è attivo l’assegno di cura dal 1999, diviso in tre fasce (media, alta, elevata) eroga importi giornalieri, ma non può essere erogato in caso di indennità d’accompagnamento in fascia media e viene comunque molto ridotto anche nelle altre due fasce. Negli ultimi anni è diminuita la richiesta, forse per i criteri selettivi ed una percepita complessità per accedervi. In Lombardia dal 2013 è stata introdotta la misura B2, contributo destinato a persone con elevato indice di fragilità sociale, che arriva ad un massimo di 800 euro mensili ed è gestita dai Comuni. L’anziano può utilizzare in vario modo l’importo, per la maggior parte è stato dedicato al caregiver che lo assiste. In Piemonte dal 2009 viene erogato un assegno di cura a sostegno della domiciliarità previsto in tre livelli di intensità assistenziale dagli 800 ai 1.350 euro. Anche qui come in Emilia Romagna i beneficiari sono calati negli ultimi anni. In tutti i casi esaminati l’efficienza dei servi migliora con l’uso ottimizzato della conoscenza (a Parma e Crema ad esempio gli utenti hanno la cartella Sociale informatizzata. L’ottimizzazione delle conoscenze può essere alimentata attraverso lo sviluppo di luoghi di integrazione, oggetto di interessanti percorsi formativi e professionali. In conclusione tutti i casi presi in esame mostrano che c’ è una necessità di investire su un sistema più flessibile e misto per poter servirsi al meglio della Dote di cura. E’ inoltre indispensabile un aumento del personale e la messa in comune di un solido sistema informativo, monitorato in tempo reale e capace di adattarsi a bisogni diversi. Ovviamente vanno rinforzati anche tutti i servizi di tipo domiciliare, residenziale, semiresidenziale e diurno.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)