Li vedi sui lettini o le sedie sistemate nelle sale d’aspetto o nei corridoi degli ospedali, lo sguardo spaesato, di chi non sa cosa deve aspettarsi. Sono i più pazienti ma anche i più rassegnati. Come quel signore sugli 80 anni che si affaccia timoroso alla sala visite. Era caduto mentre saliva le scale di casa e quando la dottoressa ha iniziato a chiedergli cosa fosse successo, lui ha iniziato a piangere. Era spaventato ma, soprattutto, non aveva nessuno al suo fianco. La dottoressa, con quell’umanità ed empatia che sono merce rara (e non vengono mai calcolate in busta paga, anche se sono doti imprescindibili), ha cercato di consolarlo e poi, per rassicurarlo, lo ha mandato a fare una lastra. E mentre veniva accompagnato da un portantino, è passato accanto ad altri anziani, come lui, sui letti, soli. Aspettano una risposta dai medici, un ricovero, anche solo una carezza, che potrebbe non arrivare mai. Molti non sanno se sperare di essere dimessi, perché questo significherebbe tornare in case vuote, con quei muri silenziosi e letti matrimoniali tremendamente grandi.
(Fonte: tratto dall'articolo)