Riportiamo il parere, sintetizzato, del dott. Mino Dentizzi -Specialista Geriatria e Gerontologia -Specialista in psicologia Clinica.
"Gli anziani sono al centro della crisi: sono loro a soffrire più di tutti la pandemia da coronavirus, sia perché la maggior parte delle vittime si raggruppa nella fascia di età dai 75 anni in su, sia perché i provvedimenti legati all’emergenza li confina in casa, spesso in una solitudine più dolorosa che mai. Questa nuova realtà deve provocare grande preoccupazione in chi si occupa di salute e di servizi sociali, perché la fragilità peculiare degli anziani, connessa alla solitudine, li espone a maggiori rischi per la sopravvivenza. Da sempre abbiamo condotto una battaglia contro la solitudine costruendo reti e ponti, centri sociali e università della terza età. Ma, ora, la solitudine è la salvezza. Per fortuna ci sono tantissime persone che si sono messe a disposizione: la vicina, l’associazione di volontariato. Le telefonate, i messaggini, le videochiamate, non riescono a sostituire la visita del parente, dell’amico. E poi abbiamo gli anziani con Alzheimer o altre malattie, che hanno uno stadio di grave non autosufficienza. Per loro, ovviamente, il telefonino non è una soluzione, perché il malato di solito ha un esclusivo filo comunicativo che lo unisce a una persona scelta come unico contatto con il mondo esterno; l’interruzione di questo dialogo genera grave sofferenza. Per gli anziani ricoverati in ospedale, inoltre, l’aspetto più tremendo e traumatico, al quale non è possibile ovviare, è che le persone non possono essere assistite dai familiari, per la limitazione o il divieto posti agli ingressi nelle strutture ospedaliere. Altro aspetto più tragico, la solitudine di fronte alla morte. Si pensa, con spavento, alla propria morte, ma ora diviene molto più agghiacciante l’idea di doverla affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari. Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, sarà necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto".
(Fonte: tratto dall'articolo)