Da un sondaggio condotto in Europa all’inizio di quest’anno emerge che i cittadini guardano alla fuga dei giovani dalle loro città e dai loro Paesi con forte preoccupazione. Chi resta vorrebbe fermarli per “non essere lasciato indietro in periferie urbane fatte di anziani e di appartamenti vuoti”. L’indagine è stata condotta su 46.000 europei di tredici Paesi (dei quali 5 mila italiani) da YouGov, per conto dello European Council on Foreign Relations.
In Italia, si legge, il 32% degli elettori “è più preoccupato dall’emigrazione dei connazionali”, che “dall’ingresso di sempre nuovi stranieri (24%)”. In Romania, con un quinto della popolazione all’estero, il rapporto è di 55% a 10%. In Ungheria il 39% è più impensierito dall’emigrazione dei propri figli che preoccupato dall’immigrazione (20%). Sia in Spagna che in Polonia sono più del doppio coloro che temono la fuga all’estero dei propri connazionali rispetto all’altro gruppo.
Il noto analista Federico Fubini, dalle pagine del Corriere della sera, ha analizzato il fenomeno sottolineando che “qualcosa si sta muovendo in profondità negli umori del Paese e dell’intera fascia di fragilità sociale lungo il fianco sud-orientale dell’Unione europea". Per il giornalista, la politica non sembra in grado di capire questa inversione di tendenza nelle paure dei cittadini. Per il quotidiano Libero i fatti dicono che, in Italia, sono “i vecchietti” a far procedere l'economia perché “un lavoratore su tre ha più di 50 anni” e “i giovani non fanno nulla”.
E’ il titolo del quotidiano che sottolinea come “il 34% della popolazione attiva ha compiuto mezzo secolo” ma “in compenso abbiamo il record di baby disoccupati (33%)”.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)