Giovanni Palmiero, 101 anni, è emigrato a Londra nel 1966 dal Beneventano, ma per l’algoritmo che valuta l’eleggibilità per la residenza in Gran Bretagna risulta nato nel 2019, perché legge solo le ultime due cifre. Quindi per ricevere il settlement scheme, il sistema di attribuzione della residenza in Regno Unito del dopo Brexit, deve andare il padre del Signor Giovanni. I figli si sono quindi rivolti all’Inca-Cgil, il patronato del sindacato italiano a Londra e hanno messo tutto a posto. Antonio Finelli, 95enne prende la pensione britannica da 32 anni, è arrivato 68 anni fa, ma il governo gli ha chiesto «prove di residenza» per cui lui ha dovuto portare 80 pagine di estratti conto. Questi solo alcuni dei casi che sono capitati agli anziani italiani che vivono in Gran Bretagna, dopo la Brexit, come racconta Maurizio Rodorigo, direttore dei patronati Inca-Cgil in Regno Unito. I problemi che stanno riscontrando gli anziani non inglesi sono legati al fatto che quando si richiede il settled status, bisogna dimostrare di avere 5 anni di residenza consecutivi. un’intelligenza artificiale valuta quindi i requisiti: buste paga e tasse degli ultimi 7 anni, ma visto che i pensionati non pagano tasse non risultano.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)