Ieri, 7 settembre, Boris Johnson ha alzato le tasse al livello più alto dalla seconda guerra mondiale per ottenere i 36 miliardi di sterline necessari per ridurre le crescenti liste d'attesa del SSN e affrontare la crisi dell'assistenza sociale. L'assicurazione nazionale aumenterà di 1,25 punti percentuali e quest'anno i pensionati non vedranno più aumentare le loro pensioni statali in base ai guadagni medi, rompendo così le esplicite promesse dei Tory. Il signor Johnson non ha escluso altre nuove tasse "Nessun governo conservatore ha mai voluto aumentare le tasse, ma una pandemia non era nel manifesto di nessuno".
Per il Primo Ministro non è possibile aggiustare gli strascichi del Covid senza dare al SSN i soldi di cui ha bisogno, né si può aggiustare il SSN senza sistemare l'assistenza sociale. Anche i dividendi saranno tassati a un'aliquota più elevata e i pensionati che ancora lavorano pagheranno per la prima volta l'assicurazione nazionale nel tentativo di contrastare le critiche secondo cui saranno i giovani a dover sostenere i costi delle riforme. In cambio, i 12 miliardi di sterline in più raccolti all'anno verranno spesi principalmente per aiutare il servizio sanitario nazionale a riprendersi dalla pandemia e, infine, per proteggere le persone dai costi esorbitanti dell'assistenza sociale.
Il cambiamento è un tentativo da parte di Johnson di risolvere la crisi dell'assistenza sociale e di eliminare l'arretrato del servizio sanitario nazionale ma ha aperto un nuovo fronte all'interno del partito conservatore. Ci sono due elementi fondamentali nelle riforme di Johnson: nuovi aumenti delle tasse e un piano per spendere i soldi raccolti sia per il servizio sanitario nazionale che per l'assistenza sociale. L'aumento delle tasse definito "tassa per l'assistenza sanitaria e sociale", che ammonta a un aumento di 1,25 punti percentuali dell'assicurazione nazionale, per datori di lavoro e dipendenti entrerà in vigore il prossimo aprile.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)