Entro il 2065, prevede l’Istat, la vita media in Italia, per gli uomini potrebbe superare gli 86 anni e, per le donne, oltrepassare i 90. La longevità sembra continuare la sua corsa anche da noi dove gli attuali 19.000 centenari dovrebbero arrivare ad essere 157.000 a metà secolo. Nei paesi occidentali il numero dei centenari raddoppia ogni dieci anni dal 1960 e tale tendenza stimola la ricerca scientifica sui “segreti” di questo invecchiamento sul quale, tuttavia, si profilano due problemi. Il primo riguarda un insufficiente miglioramento degli stili di vita. Negli ultimi anni, non mostrano variazioni di rilievo sia il bes ( benessere equo e sostenibile-Istat 2016), sia la speranza di vita senza limitazioni dell’attività per gli over 65 ( ferma a 9,8 anni nel biennio 2014-2016). Un secondo problema riguarda le diseguaglianze sociali che incidono su aspettativa di vita e salute. È lo stesso Istat a calcolare che la quota degli anziani multicronici con bassa scolarità è più alta del 60 per cento rispetto a quella dei multicronici più istruiti, mentre, la stessa multicronicità, tocca il 56 per cento tra i redditi più bassi per scendere al 41 degli anziani più agiati. Non a caso il ricorso alle (costose)cure dentistiche da parte degli anziani italiani è notevolmente più contenuto che nel resto d’Europa. Non meraviglia quindi che la mortalità tra gli uomini con bassa scolarità sia di 1,6 volte maggiore rispetto ai coetanei laureati.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)