Secondo l’accordo tra Stato e Regioni, dovrà essere attivata una Rete capillare di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza, in ogni Regione, per poter garantire alle persone colpite da questo problema un migliore accesso alle cure e una maggiore omogeneità nel trattamento. Per l’incontinenza ci sono terapie efficaci che portano alla guarigione un’alta percentuale di casi e la Rete dei centri è un modello organizzativo che la Fondazione italiana continenza sta cercando di realizzare in tutta Italia, ma che fino ad ora è stato effettuato solo in Piemonte, ma anche altre Regioni ora la stanno avviando. In queste strutture i pazienti vengono presi in carico dai Centri di primo livello, ambulatori dedicati di primo riferimento dove il paziente viene preso in carico da un team multidisciplinare e da infermieri e fisioterapisti esperti in disfunzioni pelviche. Nella prima fase, la terapia prevede la riabilitazione del pavimento pelvico e la terapia farmacologica, che però sono, per ora, a totale carico del cittadino. Se il problema permane, si passa ai centri monospecialistici di secondo livello, strutture di urologia, ginecologia e fisiatria, con posti letto dedicati dove il paziente viene ricoverato o operato per risolvere il problema. Nei Centri di terzo livello, strutture di neuro-urologia o unità pelviche, ci sono letti di degenza dedicati per affrontare casi più complessi, come quelli di origine neurologica. Altro passo da fare è di attivare o implementare i Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta), che possono prendere in carico in modo globale la persona incontinente.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)