I cinquantenni ancora al lavoro sono aumentati e negli ultimi otto anni l’Europa ha raggiunto gli Stati Uniti, dove invece il lavoro in questa fascia di età è diminuito. Solo 10 anni fa c’era una differenza di 5 punti percentuali tra la Ue e gli Stati Uniti. Nei Paesi Ue in media il tasso di attività degli over 55 è cresciuto di quasi 10 punti percentuali. Purtroppo la maggiore partecipazione dei lavoratori fra 55-59 anni nel lavoro ha “compensato” la diminuzione di circa tre punti percentuali della fascia 15-24, e la stagnazione della fascia centrale, 25-54. Il risultato è che adesso la fascia 55-59 è perfettamente assimilata al resto della popolazione per tasso di attività. I dati di Eurostat, il tasso di attività di un’ampia fascia di lavoratori considerati anziani, tra i 55 e i 74 anni, è arrivato al 53,3% in tutti i Paesi Ue, eccetto Grecia, Cipro, Portogallo e Romania. Questo aumento di produttività degli over 50, sottolinea lo studio «ha avuto luogo nonostante la crisi che ha portato a una considerevole perdita di posti di lavoro e a un rilevante incremento della disoccupazione ». Solo in alcuni Paesi (Germania, Malta, Lussemburgo, Ungheria e Polonia) in cui l’aumento della permanenza al lavoro degli over 55 è andato di pari passo con quello dei giovani (fascia 15-34 anni). Solo in Romania è aumentata l’occupazione giovanile e si è ridotta quella dei lavoratori anziani, mentre per tutti gli altri 19, è aumentata l’occupazione “anziana” e si è ridotta quella giovanile. Anche in Italia è aumentata la permanenza al lavoro degli over 55: nell’ultimo Rapporto Censis l’ha definita permanenza “obbligata” e “per decreto”. L’Istat ha pubblicato due nuovi sistemi informativi che ha chiamato rispettivamente #Giovani e #Anziani. Dal database #Anziani emerge che il tasso di occupazione della fascia 55-64 anni è cresciuto del 53,5% dal 2005 a oggi, raggiungendo il 48,2%. Il tasso di disoccupazione è decisamente basso, 5,5%, e il tasso di attività è al 51,1%, con un incremento in dieci anni del 57,2%. Con questo database l’Istat prova a gettare un ponte tra le due generazioni, e osserva che il maggior coinvolgimento delle persone anziane nel mercato del lavoro sia «sempre più obiettivo fondamentale per la sostenibilità e il benessere dei sistemi Paese», ma serva anche «un ripensamento complessivo della logica e delle modalità di inclusione delle persone anziane nel mercato del lavoro, per rendere lavoratrici e lavoratori giovani e meno giovani complementari e non antagonisti».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)