Sono tante e tanti, il 12,8% di tutte le separazioni maschili e il 7,5% di quelle femminili, si chiamano, citando il libro di Yehoshua “divorzi tardivi”, e vogliono dire che l’amore naufraga alle soglie della terza età. Dietro c’è un universo che mette insieme l’allungamento della vita media, la caduta di tabù e vincoli arcaici, ma soprattutto la voglia di non arrendersi a una vita coniugale spenta. Anche per cercare nuove passioni come sempre più spesso racconta il cinema, che nel filone “grey” romantico ha trovato nuova linfa. E’ in atto una rivoluzione sociale, se nel 2000 gli abbandoni over sessanta riguardavano il 5,9% dei mariti e il 3,6% delle mogli, già nel 2005 il dato era del 7,3% e del 4,7%, fino ad oggi, con il 12,8% e l’8,6% per le donne. Per Daniele Vignali, professore associato di Demografia all’università di Firenze: «I divorzi tardivi sono la diretta conseguenza di un cambiamento biologico e sociale. Oggi le donne vivono in media 85 anni e gli uomini 80. Quindi se ci si lascia a 60 anni si ha la buona probabilità sia di potersi ricostruire una vita. L’altro elemento è culturale. Molte di queste coppie si sono sposate quando ancora il divorzio non c’era, ma oggi si trovano a vivere in un mondo dove l’instabilità coniugale è una realtà, che riguarda i loro stessi figli. È un dato sociale accettato. Dunque due anziani che si lasciano non sono più uno scaldalo». In realtà spesso i figli di queste coppie ammettono di aver avuto un trauma quando i genitori anziani hanno divorziato. In aumento gli uomini che si risposano rispetto alle loro ex, ma cresce l’esercito dei “Lat” cioè“living apart togheter”, si sta insieme ma in due case diverse. Giusy Colmo, portavoce del’Auser parla della ricerca fatta nel 2012 tra le donne dei circoli vedove o divorziate, con una grande energia positiva, la voglia di guardarsi intorno, la disponibilità anche a parlare di argomenti delicati come la sessualità. Ed è frequente — aggiunge Giusy — che si creino nuove coppie. Ma chi vince e chi perde in questi matrimoni finiti? I mariti si risposano più facilmente ma molte donne, liberatesi di un rapporto stanco, riescono a rifiorire, non solo in una nuova coppia ma anche da sole. Viviana Langher, docente di Psicologia clinica all’università La Sapienza di Roma suggerisce che: «La vita che si allunga è un dono che apre fantasie e desideri, e la Scienza spesso è un alleato di questi sogni, se pensiamo ad esempio ai farmaci per la sessualità ». E aggiunge che la persona che paga di più la separazione è quella con meno relazioni sociali, visto che l’essere coppia è una corazza sociale. Ma negli anziani è grande la voglia di non arrendersi, e di trovare comunque, nonostante il divorzio o la vedovanza, una strada di autorealizzazione.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)