Il 26 ottobre 2015 sono stati presentati alla città i risultati di una ricerca promossa dall’Auser piacentina, patrocinata dalla Amministrazione Comunale e realizzata in collaborazione con la sede locale dell’Università Cattolica, al fine di rilevare i fabbisogni formativi nella popolazione adulta di Piacenza. Un’indagine“campionaria” che è il punto di partenza per ogni buona programmazione se si pensa all’adulto non come destinatario di azioni legate a risultati finali precostituiti sia in ambito accademico che lavorativo, ma come soggetto che decide di “mantenersi in forma” per saper affrontare i cambiamenti, aumentare le conoscenze e conservare i diritti di cittadinanza. La ricerca è alla base del progetto che l’Università Popolare dell’età libera “G. Malvermi” di Piacenza vuole offrire al territorio, come luogo di mediazione culturale e di crescita della popolazione stessa, anche per andare incontro alle indicazioni europee. Si è trattato, non tanto di verificare le motivazioni di coloro che già partecipano ad attività formative, ma di cercare di portare alla luce una consistente utenza sommersa che è proprio quella che manca all’appello dell’Europa. Fra le 291 interviste effettuate da studenti universitari in tirocinio, divise a metà tra maschi e femmine; il 45,1% del campione dichiara un’età compresa tra i 45 e i 65 anni, il 31% inferiore e il 23,8% superiore. Il 56% degli intervistati si presenta come lavoratore, a metà anche qui tra pubblici e privati, il restante 36% inattivo e il 7,9% in cerca di lavoro. Il 28,5% possiede un titolo di studio di licenza elementare o media, il 45% un diploma di scuola superiore e il 26% una laurea. Il 19,3% della popolazione giovane si dimostra interessato a frequentare corsi di formazione anche a pagamento, mentre il 34,5% di quella più anziana lo farebbe solo gratuitamente. In tutte le fasce di età c’è interesse per le materie pratiche, mentre tende a ridursi con l’avanzare degli anni quello per le discipline sociali e l’informatica, che prevale invece tra gli occupati e gli inattivi. La preferenza per le materie umanistiche viene accordata dai pensionati. Esiste comunque un 46% che non è interessato alla formazione e qui si apre un grosso problema sulla motivazione se si vuole perseguire lo standard europeo. Accanto al disinteresse c’è la mancanza di tempo, da parte di chi lavora: alla disponibilità a realizzare corsi serali non corrisponde una reale adesione da parte di chi assicura il welfare nel nostro Paese: i nonni.
(Fonte: tratto dall'articolo)