Si stima che siano almeno un milione gli italiani che assistono parenti non più autosufficienti, circa quante sono le badanti di professione. Questo è dovuto al fatto che, dopo i 65 anni, di media, in Italia ne restino solo altri 8 di autosufficienza, uno in meno sulla media europea e che i costi di una badante si aggirano intorno ai 15.000 euro annui. Questi soldi non si possono scaricare, come avviene in altri Paesi, dalle tasse, e l'onere economico resta interamente a carico delle famiglie. Per questo l’Assindatcolf, l’Associazione dei datori di lavoro domestico chiede di poter dedurre dalle tasse il costo sostenuto per le badanti. In molte famiglie intanto sono i figli che provvedono ai genitori, anche per non perdere l’indennità di accompagnamento (circa 500 euro al mese). Il rischio per chi assiste in casa un familiare è di cadere in depressione, soprattutto se è un «assistente sandwich» cioè che si occupa sia dei figli che dei genitori. Infatti in uno studio fatto in Emilia-Romagna dall’associazione «Anziani e non solo» risulta che in due casi su tre il parente badante ha dei sintomi di disturbo. Il problema è la contraddizione emotiva per cui ci si trova ad elaborare il distacco dai genitori, proprio quando la loro presenza è tornata continua. Si è calcolato che i parenti badanti hanno un’aspettativa di vita tra i 9 e i 17 anni inferiore alla media. In Italia è fermo un disegno di legge che propone di riconoscere il lavoro dei parenti badanti con il versamento dei contributi per la pensione da parte dello Stato. Tutti i suggerimenti fatti ai caregiver per aiutarli a vivere meglio la situazione si riportano ad un principio: state facendo una cosa bella e importante ma non annullate la vostra vita, altrimenti le cose andranno male per tutti.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)