L’Italia invecchia bene, rispetto al resto dell’Europa: anche se i dati Istat confermano che non siamo un Paese per giovani. Infatti per chi ha meno di quarant’anni, la vita è più dura che altrove. Eppure ci sono tendenze positive. Non ci si lamenta troppo del proprio reddito, i giovani che non se ne vanno sono un po’ meno rassegnati, anche perché il tasso di disoccupazione degli under 29 resta drammatico, ma per la prima volta da anni la quota dei giovani che non studiano, non lavorano, né fanno formazione risulta in calo. Cominciano a diffondersi le buone pratiche, vedi raccolta differenziata, e il livello dell’assistenza sanitaria è nel complesso sugli standard europei con tassi di mortalità più bassi. Il Paese è comunque ancora fermo, sempre meno figli e matrimoni, scienza, tecnologia e innovazione debbono ancora svilupparsi. La spesa per la ricerca è aumentata rispetto al Pil (1,31 per cento), ma resta sotto la media europea (oltre il 2). Meno abbandoni scolastici e più lauree, (nelle discipline tecnico-scientifico però scarseggiano).,Sul fronte del digitale gli utenti di Internet sono il 60,2% ma la media Ue è del 75%, e solo il 40,3% si connette tutti i giorni, inoltre l’uso della rete è ancora legato all’età ed ha forti differenze di genere.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)