Risponde Gianni Pezzoli, Direttore del Centro Parkinson Asst Pini-CTO, Milano. Da una decina d’anni seguiamo pazienti parkinsoniani in Africa, in particolare in Ghana e Zambia. I malati di queste aree del mondo hanno sia difficoltà diagnostiche, perché i neurologi in questi due Paesi si contano sulle dita di una sola mano, sia, soprattutto, di accesso alla terapia. La malattia di Parkinson in Africa è poco conosciuta e le farmacie, specie al di fuori delle grandi città, sono poco fornite di medicine utili. Quando la diagnosi è fatta, il costo del farmaco, che oscilla tra i 50 e i 60 dollari al mese, è proibitivo per oltre l’80% dei pazienti. È stato a questo punto che abbiamo cercato un’alternativa. Nei Paesi tropicali di tutto il mondo cresce la Mucuna pruriens: una pianta erbacea che produce una specie di fava-fagiolo che contiene levodopa. Per stabilire dosi di efficacia e sicurezza nell’utilizzo della Mucuna, è stato necessario uno studio condotto con criteri scientifici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neurology e confermano che la Mucuna ha un’efficacia almeno pari al farmaco levodopa più inibitore delle decarbossilasi e dà meno effetti collaterali.
(Fonte: tratto dall'articolo)