Di fronte all’espansione della non autosufficienza l’attuale rete sociosanitaria mostra diversi limiti. I Servizi di assistenza domiciliare (SAD), dedicati prevalentemente all’assistenza domiciliare di anziani fragili, mostrano una tendenza generalizzata alla diminuzione dei tassi di copertura. Le cifre indicano che, pur con grande variabilità nel Paese e forti eterogeneità fra le province, la copertura di utenti ultra 65enni continua ad essere in flessione nella maggior parte delle Regioni. Il dato, negli anni, si è mantenuto al di sotto dell’1,8%. L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), per anziani non autosufficienti, iniziata negli anni ’90 con il progetto obiettivo salute anziani, presente nella totalità delle ASL italiane, raggiunge appena il 3,3 % di anziani. Tra il 2001 e il 2012 si verifica un processo di convergenza e l’ utenza cresce soprattutto nel Meridione, stemperando la disomogeneità territoriale(Carrino, 2015). Nel 2013 la percentuale di ultra 65enni raggiunti arriva al 4,8%, lo 0,6% in più del 2012, con una media di 17 ore circa di assistenza pro capite, in continua diminuzione nel corso degli anni. Gli ultra 65enni che usufruiscono in modo integrato sia di SAD che di ADI non superano invece lo 0,6% (Istat, 2017). Nel complesso, le percentuali di anziani presi in carico, irrilevanti in rapporto al crescente numero dei non autosufficienti, mostrano la sempre maggiore fatica del "sistema" di assistenza domiciliare a far fronte alla domanda crescente. In questo scenario si stanno aprendo nuovi spiragli nel Paese, e, mentre si sta cercando di ampliare, diversificare e migliorare i servizi esistenti, si stanno sperimentando nuove soluzioni di welfare locale e comunitario, caratterizzato da una nuova cultura della cura.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)